Nell'opera per la mostra, Hamish Fulton ha rappresentato la montagna attraversata nel workshop: una scultura fatta di un cumulo di mattoni usati che lui stesso ha gettato uno sull'altro. Su di essa, l'artista ha segnato con fettucce di tanti colori diversi tanti percorsi quanti erano i ragazzi: non un solo intrecciarsi di fettucce lungo lo stesso cammino, ma venticinque cammini differenti. Non una rappresentazione, insomma, di ciò che erano stati i fatti ma un'interpretazione delle esperienze dei singoli, ciascuna singolare e irriducibile a quella degli altri. La mostra era costituita da un'unica installazione giocata su materiali in forte contrasto tra loro, anch'essi stratificati come i diversi elementi decorativi della chiesa. Il progetto ideato appositamente per lo spazio raccolto di questa piccola chiesa su cui la storia ha lasciato stratificati i propri segni. Parte integrante del corso, la mostra di Fulton ha costituito un momento di estremo interesse per i partecipanti al corso che hanno partecipato al suo allestimento e per il pubblico italiano che non ha avuto molte occasioni di conoscere il lavoro di questo importante artista.