Fondazione Antonio Ratti

Peter Osborne

L'arte contemporanea è arte post-concettuale

CONFERENZA
9 Luglio 2010
FAR – Villa Sucota

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A proposito del concetto, allo stesso tempo temporale e spaziale, di “contemporaneo”, Peter Osborne ne decostruisce l’apparente carattere di inevitabilità. Al contrario ogni contemporaneo, in quanto negazione del flusso temporale e cristallizzazione in un’immagine, che passa attraverso la regolamentazione dei rapporti tra passato e presente, è in realtà una costruzione fictionale operativa. Le istituzioni hanno il compito di mappare e rendere operativo il contemporaneo, mentre l’arte può svolgere la funzione di dispositivo critico che lavora al suo interno. Dopo aver affermato che l’arte contemporanea è e deve essere arte post concettuale, che abbia assimilato la lezione del concettuale e riflettuto sulle sue criticità, per cui è chiaro che né la sola idea né la solo estetica sono sufficienti a produrre un’opera d’arte, Osborne analizza il lavoro di The Atlas Group (Walid Raad), che sbugiarda -performandole- le costruzioni del contemporaneo: inscena, cioè, l’autorialità collettiva, l’appartenenza nazionale e la privazione di una politica transnazionale operata dal capitale

Peter Osborne è professore di filosofia moderna europea e direttore del Centro di Ricerca della FIlosofia Moderna Europea della Middlesex University di Londra. È editor della rivista inglese Radical Philosophy. Tra i suoi libri, The Politics of Time: Modernity and Avant-Garde (1995; 2nd ed. 2010), Philosophy in Cultural Theory (2000), Conceptual Art (2002), Marx (2005), (ed.) Walter Benjamin: Critical Evaluations in Cultural Theory (3 Volumes, 2005) e El arte más allá de la estética: Ensayos filosóficos sobre el arte contemporáneo (CENDEAC, 2010). I suoi scritti sull’arte contemporanea sono apparsi su Afterall, Art History, October, Oxford Art Journal, e nei cataloghi per Manifesta 5 (San Sebastian, 2004), Time Zones (Tate Modern, 2004), Zones of Contact (2006 Biennale di Sydney), The Quick and the Dead (Walker Art Center, Minneapolis, 2009) and Matias Faldbakken: The Shock of Abstraction (National Museum of Art, Architecture and Design, Oslo/Ikon, Birmingham 2009).

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