Fondazione Antonio Ratti

Campo Umano – Arte pubblica 50 anni dopo

PROGETTO
21–22 Settembre 2019
Villa Olmo, borgovico33

Un progetto a cura di Luca Cerizza | Zasha Colah

Fin dal suo titolo il progetto rievoca Campo Urbano, l’evento artistico a cura di Luciano Caramel che occupò gli spazi pubblici di Como il 21 settembre 1969 con interventi effimeri e spesso spiazzanti per la cittadinanza e l’opinione pubblica comasca. La mostra si inserì in un più ampio dibattito tra i curatori e i critici del tempo sugli eventi espositivi che andavano moltiplicandosi nelle strade e nelle piazze delle cittadine italiane tra il 1968 e ‘69. In mezzo ai movimenti di protesta e antiautoritari sbocciati nel ‘68, e la conseguente occupazione delle strade da parte di studenti e lavoratori, Campo Urbano, come altre mostre di questi anni, cercava un nuovo contatto con la realtà della vita quotidiana e con un pubblico più ampio dei soli appassionati d’arte. Una relazione che si rivelò non priva di ambiguità.

Organizzato come un convegno di due giorni e una mostra, Campo Umano – Arte pubblica 50 anni dopo, ha celebrato il cinquantesimo anniversario di quella mostra-evento, analizzandone successi e fallimenti nel contesto storico-artistico e sociale dell’epoca. Allo stesso tempo, il progetto voleva ridiscutere le possibilità e le forme odierne di arte pubblica, in uno scenario politico, sociale e tecnologico in cui l’idea stessa di spazio e di bene pubblico, il concetto di collettività e comunità, sono profondamente mutati rispetto a quegli anni.

Il convegno

Diviso in due giornate, il convegno ha visto la partecipazione di artisti, critici, curatori e storici tra i più significativi esperti della materia, oltre a presentare nuovi interventi video di studenti del Biennio Specialistico di Arti Visive e Studi Curatoriali di NABA.

Nella giornata di sabato - dopo aver introdotto il contesto sociale e politico italiano di quegli anni (Robert Lumley) - sono state discusse le forme di arte pubblica che hanno avuto luogo in Italia tra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70 (Alessandra Acocella, Luca Cerizza, Alessandra Pioselli, Francesco Tedeschi e Tommaso Trini). In questo contesto è stato approfondito il caso di Campo Urbano, attraverso la testimonianza di alcuni dei suoi protagonisti (Giuliano Collina, Mario Di Salvo, Ugo La Pietra, Gianni Pettena e Grazia Varisco).

La giornata di domenica è stata focalizzata sugli sviluppi più recenti dell’arte pubblica, con una particolare attenzione alla realtà delle metropoli e megalopoli europee e asiatiche, e alla relazione con un mutato contesto sociale, politico e tecnologico profondamente influenzato dalle strategie di commercializzazione, privatizzazione e sorveglianza tipiche del capitalismo avanzato. Gli interventi di Zasha Colah, Hou Hanru, Roberto Pinto e Marco Scotini hanno discusso alcune strategie di intervento artistico negli spazi pubblici di diverse aree geografiche. Una tavola rotonda con la partecipazione di studiosi, curatori e artisti (Massimo Bartolini, Cecilia Guida, Francesco Jodice e Margherita Moscardini) ha chiuso la conferenza.

La mostra

Documentare l’effimero ha ricostruito le vicende di Campo Urbano attraverso materiali provenienti dagli archivi degli artisti, cataloghi ed efemera disegnati da Bruno Munari e una ricca documentazione di video e video-interviste (Archivio Mulas). Insieme al ruolo capitale svolto dalle fotografie di Ugo Mulas, la mostra presentava immagini in parte inedite di Gianni Berengo Gardin e Gabriele Basilico, scattate in quella stessa giornata di 50 anni fa.

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